UMBERTO ECO

Attenti alla bufala universale

Le storie false sono, prima di tutto, storie e le storie, come i miti, sono di per sé persuasive. E potremmo ricordare molte molte altre storie false, per esempio il mito della Terra Australis, l'immenso continente che avrebbe dovuto estendersi lungo l'intero circolo polare artico e l'Antartica subtropicale. La ferma convinzione che questa terra esistesse (rafforzata da innumerevoli mappe in cui il globo appariva circondato, a sud, da una larga striscia di terra) spinse navigatori di molti Paesi per almeno tre secoli a cercare di esplorare i mari del sud e persino l'Antartica.

E cosa dire dell'idea dell'Eldorado e della fonte della giovinezza che spinse invasati, coraggiosi eroi a esplorare le due Americhe? Oppure dello stimolo che la chimica ricevette al tempo dei suoi albori dalle allucinazioni ispirate alla fantomatica pietra filosofale? E cosa dire della storia del flogisto, la storia dell'etere cosmico?

Dimentichiamo per un attimo che alcune di queste storie sortirono effetti positivi, altre produssero orrore e vergogna. Tutte crearono qualcosa, nel bene o nel male. Non c'è nulla di inspiegabile nel successo che riscossero. Il problema è piuttosto capire come riuscirono a sostituire altre storie, che oggi consideriamo vere. Alcuni anni fa, in un mio saggio sui falsi e le contraffazioni, concludevo che, benché gli strumenti in nostro possesso, siano essi empirici o concettuali, esistano proprio per dimostrare se un oggetto è falso, ogni decisione sull'argomento presuppone l'esistenza di un originale, autentico e vero, con il quale il falso viene confrontato. Il problema quindi non è provare che qualcosa sia falso, ma provare che l'oggetto autentico sia autentico.

Eppure questa ovvia considerazione non deve portarci a concludere che non esista alcun criterio per stabilire la veridicità di una storia e che storie ora definite false siano equivalenti a storie in cui crediamo perché appartengono allo stesso genere, quella della fiction. Esiste una verifica basata su un lento, collettivo processo che ha carattere pubblico. Riconoscere che la nostra storia si è ispirata a tanti racconti che ora definiamo falsi dovrebbe farci stare costantemente all'erta, tenerci pronti a mettere in dubbio proprio le storie che consideriamo vere.

Alcuni anni fa in Francia usci un libro di Jean Francois Gautier intitolato L'Univers esiste-t-il? (L'universo esiste?). Ottima domanda. E se l'universo fosse un concetto come l'etere cosmico, il flogisto e la cospirazione degli Anziani di Sion? Dal punto di vista filosofico, i ragionamenti di Gautier sono sensati. L'idea di universo, come totalità del cosmo, è un'idea che viene dalle più antiche cosmografie, cosmologie e cosmogonie. Ma è possibile descrivere, come se lo si stesse vedendo dall'alto, qualcosa in cui si è di fatto contenuti, di cui si è parte integrante e senza il quale non possiamo esistere? Si può concepire una geometria descrittiva dell'universo anche se non esiste uno spazio esterno sul quale proiettarla? Possiamo parlare dell'inizio dell'universo anche se una nozione temporale come quella di "inizio" deve avere come parametro di riferimento un orologio, mentre l'universo è l'orologio di sé stesso e non può essere confrontato con qualcosa di esterno a esso? Possiamo dire, come fa Eddington, che cento miliardi di stelle costituiscono una galassia e cento miliardi di galassie formano l'universo quando, come osserva Gautier, mentre la galassia è un oggetto osservabile, l'universo non lo è e quindi di fatto stabiliremmo un'analogia impropria tra due oggetti incommensurabili. E se la storia del Big Bang fosse tanto fantasiosa quanto quella della teoria gnostica secondo la quale l'universo fu generato da un lapsus di un demiurgo maldestro?

In un certo momento storico, alcune persone considerarono l'ipotesi che il sole non girasse intorno alla terra folle e deplorevole quanto quella che l'universo non esista. Faremmo dunque bene a tenere la nostra mente aperta e pronta per il momento in cui la comunità degli scienziati annuncerà che l'idea di universo è stata solo un'illusione, proprio come l'idea di terra piatta dei Rosacroce. Dopotutto, il primo dovere di una persona colta è di essere sempre pronta a riscrivere l'enciclopedia.

(Tratto da "Il Sole 24 Ore", 13 maggio 2001)