Un drago nel mio garage

Dobbiamo ricordare che la magia è un'arte che richiede collaborazione fra l'artista e il suo pubblico.
E.M. Butler, The Myth of the Magus, 1948

"Nel mio garage c'è un drago che sputa fuoco."

Supponiamo (sto seguendo un approccio di terapia di gruppo praticato dallo psicologo Richard Franklin) che io vi dica seriamente una cosa del genere. Senza dubbio voi vorreste verificarla, vedere il drago con i vostri occhi. Nel corso dei secoli ci sono state innumerevoli storie di draghi, ma nessuna vera prova. Che opportunità fantastica!

"Ce lo mostri", mi dite. Vi conduco nel mio garage. Voi guardate e vedete una scala, dei barattoli vuoti, un vecchio triciclo, ma nessun drago.

"Dov'è il drago?" chiedete.

"Ah, è proprio qui", vi rispondo, facendo dei cenni vaghi. "Dimenticavo di dirvi che è un drago invisibile."

Voi proponete di spargere della farina sul pavimento del garage per renderne visibili le orme.

"Buona idea", dico io, "ma questo è un drago che si libra in aria."

Allora proponete di usare dei sensori infrarossi per scoprire il suo fuoco invisibile.

"Idea eccellente, se non fosse che il fuoco invisibile è anche privo di calore."

Voi proponete allora di dipingere il drago con della vernice spray per renderlo visibile.

"Purtroppo, però, è un drago incorporeo e la vernice non fa presa su di lui."

E così via. A ogni prova fisica che voi proponete, io ribatto adducendo una speciale spiegazione del perché essa non funzionerà.

Ora, qual è la differenza fra un drago volante invisibile, incorporeo, che sputa un fuoco privo di calore e un drago inesistente? Che senso ha la mia asserzione dell'esistenza del drago se non esiste alcun modo per invalidarla, alcun esperimento concepibile per confutarla? Il fatto che non si possa dimostrare che la mia ipotesi è falsa non equivale certo a dimostrare che è vera. Le affermazioni che non possono essere sottoposte al test dell'esperienza, le asserzioni non "falsificabili", non hanno alcun valore di verità, per quanto possano ispirarci o stimolare il nostro senso del meraviglioso. Quello che io vi chiedo, dicendovi che nel mio garage c'è un drago, è in pratica di credermi sulla parola, in assenza di alcuna prova.

L'unica cosa che voi avete realmente appreso dalla mia affermazione che nel mio garage c'è un drago è che c'è qualcosa di strano nella mia testa. In assenza di alcuna prova fisica, voi vi chiederete che cosa mi abbia convinto. Penserete certamente alla possibilità che io abbia fatto un sogno o abbia avuto un'allucinazione. Ma allora, perché sto prendendo tanto sul serio la mia idea? Forse ho bisogno di aiuto. Come minimo, può darsi che io abbia gravemente sottovalutato la fallibilità umana.

Immaginiamo che, benché nessuno dei test dia esito positivo, voi vogliate rimanere scrupolosamente aperti a qualsiasi possibilità. Perciò non rifiutate decisamente la nozione che nel mio garage ci sia un drago che sputa fiamme, ma adottate semplicemente una posizione di attesa sospendendo il giudizio. Le prove esistenti sono fortemente contrarie all'ipotesi del drago, ma se ne emergeranno altre voi siete pronti a esaminarle e a vedere se vi convincono. Senza dubbio non sarebbe bello se io mi offendessi perché non mi credete; o se vi criticassi accusandovi di essere noiosi e privi di immaginazione, semplicemente per avere espresso il giudizio di "non dimostrato".

Immaginiamo che il responso dell'esperienza fosse stato diverso. Il drago è invisibile, va bene, ma lascia delle impronte sulla farina. Il rivelatore nell'infrarosso segnala che esso emana calore. La vernice spray permette di vedere una cresta dentellata che danza in aria. Per quanto scettici possiate essere stati in precedenza sull'esistenza dei draghi - per non parlare dei draghi invisibili -, ora dovete riconoscere che qui c'è qualcosa e che ciò che si osserva sembra conciliarsi con un drago invisibile che sputa fuoco.

Consideriamo ora un altro scenario. Supponiamo che a sostenere la strana idea dell'esistenza dei draghi non ci sia solo io. Supponiamo che anche vari altri vostri conoscenti - tra cui persone che non si conoscono certamente fra loro - vi dicano di avere dei draghi nei loro garage, ma che in ogni caso le prove siano terribilmente elusive. Tutti noi ammettiamo che ci dà fastidio dover credere a una convinzione tanto strana e così mal sostenuta da prove fisiche. Nessuno di noi è pazzo. Noi ci chiediamo che senso avrebbe se in tutto il mondo dei draghi invisibili fossero effettivamente nascosti nei nostri garage, con tutti noi a crederci. Io penso che non sia così. Ma se tutti quei miti antichi dell'Europa e della Cina, dopo tutto, non fossero solo dei miti...

Meno male che adesso c'è chi dice di aver visto delle impronte nella farina. Quelle impronte, però, non si producono mai alla presenza di persone scettiche. Si presenta allora una spiegazione alternativa: a un attento esame appare chiaro che le orme potrebbero essere una contraffazione. Un altro entusiasta dei draghi si presenta con un dito bruciato e lo attribuisce a una rara manifestazione fisica del respiro infuocato del drago. Anche questa volta, però, ci sono altre possibilità. E chiaro che per scottarsi le dita non occorre esporle all'alito infuocato di un drago invisibile. Tali "prove" - per quanto importanti possano considerarle i fautori dei draghi - non sono affatto conclusive. Ancora una volta, l'unico approccio ragionevole consiste nel rifiutare provvisoriamente l'ipotesi dei draghi, nell'essere disponibili a valutare futuri dati fisici che dovessero presentarsi, e nel chiedersi per quale motivo un così gran numero di persone sobrie e sane di mente condividano la stessa strana illusione.

La magia richiede una tacita cooperazione del pubblico col mago, un abbandono dello scetticismo o quella che è descritta a volte come una sospensione volontaria del dubbio. Ne segue immediatamente che, per capire i meccanismi della magia, per svelarne i trucchi, dobbiamo cessare di collaborare.

Come si possono fare ulteriori progressi nella comprensione di un argomento difficile, controverso e carico di tensioni come quello dei presunti rapimenti da parte di alieni? I pazienti potrebbero mantenere un atteggiamento prudente nei confronti di terapeuti troppo pronti a dedurre o confermare tali rapimenti. Quanto ai terapeuti, potrebbero spiegare ai loro pazienti che le allucinazioni sono normali, e gli abusi sessuali sui bambini purtroppo assai comuni. Essi potrebbero non perdere mai di vista il fatto che nessuno dei loro pazienti può essere del tutto incontaminato dagli alieni che tanto posto hanno nella cultura popolare. Potrebbero fare molta attenzione a non guidare in modo sottile i loro pazienti, ai quali potrebbero anche insegnare un sano scetticismo. Potrebbero inoltre ricaricare le loro personali riserve di questo bene prezioso, decisamente scarse.

Le numerose voci di rapimenti da parte di alieni turbano molte persone, e per vari motivi. Questo argomento è una sorta di finestra per l'osservazione della vita interiore dei nostri simili. Se molti sostengono falsamente di essere stati rapiti, c'è motivo di preoccuparsi. Molto più preoccupante è però il fatto che un così gran numero di terapeuti prendano alla lettera i racconti dei loro pazienti, prestando un'attenzione insufficiente alla loro suggestionabilità e ai suggerimenti inconsci che essi raccolgono dai loro interlocutori.

Io sono sorpreso che ci siano psichiatri e altre persone con una preparazione scientifica quanto meno modesta, e con una buona conoscenza delle imperfezioni della mente umana, i quali rifiutano l'idea che i racconti dei loro pazienti possano essere una qualche sorta di allucinazione, o di memoriaschermo. Sono ancora più sorpreso da chi afferma che le storie di rapimenti da parte di alieni rappresentino una vera magia, ossia una sfida alla nostra presa sulla realtà, o che offrano sostegno a una visione esoterica del mondo. Come si esprime John Mack, "ci sono fenomeni abbastanza importanti da meritare serie ricerche, e la metafisica del paradigma scientifico occidentale dominante potrebbe essere inadeguata a sostenere appieno questa ricerca". In un'intervista rilasciata alla rivista "Time", egli prosegue dicendo:

Non so perché ci si sforzi tanto di trovare una spiegazione fisica convenzionale. Non so perché per qualcuno sia così difficile accettare semplicemente il fatto che sta accadendo qualcosa di insolito... Noi tutti abbiamo perso la capacità di conoscere un mondo che va al di là della fisica.

Noi sappiamo però che le allucinazioni derivano da deprivazione sensoriale, droghe, malattia e febbre alta, da una mancanza di sonno REM, da cambiamenti nella chimica cerebrale e via dicendo. E anche se, con Mack, considerassimo i vari casi come autentici, i loro aspetti notevoli (come A fatto di passare attraverso i muri ecc.) sono attribuibili più facilmente all'ambito delle scienze fisiche - come a una tecnologia aliena avanzata - che alla stregoneria.

Un mio amico sostiene che l'unico interrogativo interessante nel paradigma del rapimento da parte di alieni è: "Chi sta truffando e chi viene truffato?" È il cliente a ingannare il terapeuta o viceversa? Io non sono d'accordo. Da un lato, ci sono molte altre domande interessanti sui presunti rapimenti da parte di alieni. Dall'altro, le due possibilità non sono reciprocamente esclusive.

In tali rapimenti c'era qualcosa che per anni sollecitò invano la mia memoria. Infine riuscii a ricordare. Era un libro del 1954 che avevo letto ai tempi dell'università: The Fifty-Minute Hour. L'autore, uno psicoanalista di nome Robert Lindrier, era stato chiamato dal Los Alamos National Laboratory per curare un brillante giovane fisico nucleare il cui sistema di idee deliranti cominciava a interferire con le sue ricerche segrete per il governo. Il fisico (a cui l'autore assegna lo pseudonimo di Kirk Allen) aveva, come poi risultò, un'altra vita oltre al lavoro alle armi nucleari. Egli confidò ad amici che nel lontano futuro pilotava (o avrebbe pilotato: in questo caso i tempi dei verbi diventano un po' incerti) veicoli spaziali interstellari. Aveva avventure straordinarie su pianeti di altre stelle. Era il "signore" di molti mondi. Forse lo chiamavano il Capitano Kirk. Non solo riusciva a "ricordare" quest'altra vita, ma poteva entrare in essa ogni volta che lo voleva. Pensando nel modo giusto, desiderandolo, poteva spostarsi attraverso gli anni-luce e attraverso i secoli.

In un qualche modo che non riuscivo a comprendere - per così dire solo desiderandolo - avevo attraversato le immensità dello spazio, ero uscito dal tempo e mi ero fuso con quel distante e futuro sé, ero letteralmente diventato quel sé... Non chiedetemi di spiegarvelo. Non ci riesco, anche se Dio sa quanto mi sia sforzato.

Lindrier trovò Allen intelligente, sensibile, amabile, gentile e perfettamente in grado di far fronte agli obblighi della vita quotidiana. Ma - riflettendo sugli aspetti esaltanti della vita fra le stelle - era un po' annoiato della sua vita sulla Terra, pur essendo impegnato in un compito tutt'altro che banale, come la costruzione di armi di distruzione di massa. Quando i suoi supervisori in laboratorio lo richiamavano a sognare di meno e a impegnarsi di più nel lavoro, assicurava loro che avrebbe speso più tempo su questo pianeta. Fu a questo punto che essi si rivolsero a Lindner.

Allen aveva scritto dodicimila pagine sulle sue esperienze nel futuro, e decine di trattati tecnici sulla geografia, la politica, l'architettura, l'astronomia, la geologia, le forme di vita, la genealogia e l'ecologia dei pianeti di altre stelle. Possono darci un'idea del tenore di tali materiali alcuni titoli delle sue "monografie": Lo sviluppo cerebrale unico dei cristopodi di Srom Norba X, Venerazione delfuoco e sacrifici su Srom Sodrat II, La storia dell'Istituto Scientifico Intergalattico e L'applicazione della teoria dei campi unificati e della meccanica della propulsione stellare al volo spaziale. (Quest'ultimo è quello che mi piacerebbe soprattutto vedere; dopo tutto si dice che Allen era un fisico di ottimo livello.) Affascinato, Lindner esaminò quei materiali.

Allen non era affatto riluttante a presentare i suoi scritti a Lindner o a discuterli nei particolari. Imperturbabile e intellettualmente formidabile, sembrava non cedere di un pollice alla terapia psichiatrica di Lindner. Falliti tutti i suoi tentativi, lo psichiatra tentò un nuovo approccio:

Cercai... di non dargli in alcun modo l'impressione di voler entrare a far parte dell'elenco di coloro che volevano dimostrare che era psicotico...

 

(tratto da" Il mondo infestato dai demoni" di Carl Sagan, edizioni Badini e Castoldi)