di Diego Cuoghi



Seguendo un link comparso in un messaggio pubblicato nel Forum di discussione del Gruppo di Studio e Documentazione “Rennes Le Chateau”, sono arrivato ad una pagina di Facebook in cui era presentato un video dedicato a una presunta “sacra famiglia” formata da Gesù, Maddalena e un “misterioso neonato”: “IL FILMATO DELLO SCONVOLGENTE AFFRESCO DEI TEMPLARI DI TEMPIO CHE MOSTRA LA SACRA FAMIGLIA DI CRISTO E MARIA MADDALENA!!”

L'argomento mi ha incuriosito perché ricordavo di aver visitato quella chiesa una ventina d'anni fa, e così ho guardato il
filmato in Youtube, a bassa definizione come sono quasi tutti i filmati amatoriali inseriti in quel sito.
Secondo l'autore in un frammento molto deteriorato di affresco datato intorno al XIII secolo sarebbe raffigurata Maddalena che dopo aver partorito, su una sedia gestatoria, porge il figlio maschio a Gesù.
Possibile che un dipinto dal contenuto così scandaloso ed eretico sia potuto rimanere sconosciuto per secoli? Se questa ipotesi fosse vera sarebbe davvero una delle scoperte più sconvolgenti nella storia dell’arte tanto a obbligare a riscrivere non solo gli studi storici artistici sul medioevo ma anche la storia della Chiesa e delle eresie cristiane. Ho deciso di approfondire l’argomento...

Il filmato però era di scarsa qualità, mosso e spesso sfocato, così ho fatto una ricerca con Google e ho trovato altre notizie e immagini. Ad esempio il
blog di Adriano Forgione, in cui viene presentato il contenuto di un articolo pubblicato nel numero 2 di Fenix, rivista dedicata agli “Enigmi e misteri della storia e del sacro” : “Italia Misteriosa - Gli affreschi segreti dei Templari - Per le rubrica Italia Misteriosa Marcuzio Isauro esamina gli affreschi della chiesa templare di Tempio di Ormelle con riferimenti espliciti al matrimonio tra Gesù, la Maddalena e un misterioso neonato”, e una pagina di Rhedesium, una rivista di mistero che ha pubblicato in copertina un particolare di quel dipinto, corredato dal commento “Stunning XII century mural possibly showing the Magdalene bringing to Jesus a male child!”. Ma in quelle pagine non compariva alcun testo dettagliato sui dipinti e sulla loro interpretazione "eretica".



Per saperne di più ho acquistato il n.2 di Fenix, pubblicato nel dicembre 2008. Nell'articolo intitolato “Gli affreschi segreti dei Templari”, purtroppo corredato da pessime foto di piccole dimensioni e con colori contrastatissimi e irreali, Marcuzio Isauro descrive non solo il neonato “che ha tutta l’aria di essere un maschio”, ma anche gli elementi che gli avrebbero permesso l'identificazione del personaggio a sinistra con Maddalena. Ad esempio l'abito rosso "attribuibile classicamente all'iconografia della santa" e la torre che si vede alle sue spalle "notoriamente un attributo di Maria Maddalena", che sarebbe stata “una santa molto venerata dai Templari tanto che l’intitolazione Maria de Campanea era riferibile proprio a lei”.
Ma il colore rosso, praticamente l'unico colore assieme all'ocra e al nero che si può scorgere in quei frammenti di affresco, non è una caratteristica iconografica della sola Maddalena, si possono elencare infatti innumerevoli esempi di Madonne vestite di rosso, e pure altri santi abbigliati con quel colore. Inoltre la torre (
migdal in ebraico) non è mai stata una caratteristica iconografica della Maddalena nell'arte, è un elemento che identifica invece sia Santa Barbara (in una torre venne rinchiusa dal padre che la voleva dare in sposa mentre lei desiderava consacrarsi a Dio) che Maria Vergine (definita Turris Eburnea e Turris Davidica nelle litanie). Gli elementi iconografici che contraddistinguono Maddalena nell’arte sono il vaso degli unguenti (in epoca medievale) e il teschio, il libro e il crocifisso (dal XVI secolo in poi). Per finire, la “Maria” alla quale i Templari hanno dedicato le chiese da loro fondate e intitolate spesso “Santa Maria del Tempio”, è Maria Vergine, il cui culto era stato diffuso in maniera appassionata da San Bernardo da Chiaravalle redattore della regola dei Templari e “inventore” del termine “Notre Dame”, non Maria Maddalena.

È sconcertante accorgersi che nessun accenno viene fatto da Isauro alle possibili interpretazioni canoniche di quel soggetto, come se l'intera storia dell'arte di quell'epoca non esistesse e il dipinto fosse un “unicum” assoluto, un episodio senza radici in opere precedenti e senza nessuna influenza su quelle successive, interpretabile esclusivamente secondo i propri personali convincimenti e preconcetti.
Dico “unicum” anche perché di un matrimonio tra Gesù e Maddalena e di un figlio nato dalla loro unione non esiste traccia non solo nella storia dell'arte mondiale, ma neppure nella storia della religione cristiana. Nessun testo canonico, apocrifo, gnostico, o eretico di alcun tipo contiene una ipotesi del genere, che inizia invece ad essere proposta in romanzi e testi pseudostorici dalla fine del XIX secolo. Come spiegato da Mario Iannaccone in
Maria Maddalena e la dea dell’ombra, il primo testo in cui si fa esplicito riferimento a Maddalena come la compagna di Gesù è una commedia di Rodolphe Darzens, scrittore di vaudeville, guide turistiche e libretti pornografici, che nel 1888 mette in scena il dramma intitolato L'amante du Christ. Successivamente il tema venne ripreso in L’uomo che era morto, un racconto di D.H.Lawrence (l’autore di L’amante di Lady Chatterley) e in romanzi come L'ultima tentazione di Cristo di Nikos Kazantzakis e Jesus Rex di Robert Graves, o in testi come Il Santo Graal di Baigent, Leigh e Lincoln e Il segreto dei Templari di Picknett e Prince che sono stati la base di Il Codice da Vinci di Dan Brown.

Tornando al nostro affresco, se nel XIII secolo fosse esistito un dipinto con un soggetto del genere (il parto della Maddalena e Gesù che tiene in braccio suo figlio), oltretutto sulle pareti di una chiesa, ci troveremmo di fronte ad un'opera assolutamente unica al mondo e non riferibile ad alcuna iconografia conosciuta.

Ma qual è il soggetto della scena dipinta a Tempio di Ormelle? La primissima impressione guardando il piccolo filmato in YouTube fu quella di riconoscervi una
Presentazione al Tempio. In quel soggetto, molto diffuso nei cicli di affreschi sulla Vita di Gesù, vediamo Maria che porge il figlio neonato al vecchio San Simeone (a volte identificato con il Gran Sacerdote). Osservando però l'ingrandimento dell'affresco, pubblicato da Rhedesium e quello di qualità migliore reperito anche in una pagina web dedicata alla chiesa templare, ho potuto accorgermi dell'errore: non si trattava di una Presentazione perché il personaggio che tiene in braccio il neonato è Gesù stesso, caratterizzato dal nimbo crociato. In questo caso il soggetto non poteva essere altro che una Dormitio Virginis, o Transito della Vergine, episodio finale della vita di Maria raccontato solo da alcuni apocrifi ma raffigurato in molte opere d'arte fino alla fine del XV secolo, soprattutto nelle chiese a lei dedicate.

In questa scena è raffigurata la Vergine morente, mentre in piedi di fianco a lei il figlio Gesù riceve la sua anima nella forma di un neonato in fasce. In altre versioni Gesù si trova già in cielo e porta con sè l'anima della Madonna. Attorno a questi personaggi principali si trovano gli apostoli, chiamati dalla stessa Maria al proprio capezzale e trasportati fino a lei dagli angeli.
Bellissimi esempi di
Dormitio si possono ammirare a Roma nei mosaici absidali di Pietro Cavallini in Santa Maria in Trastevere e in quelli di Jacopo Torriti in Santa Maria Maggiore, entrambi datati alla fine del XIII secolo, la stessa epoca dei dipinti di Tempio di Ormelle.





Un'altra Dormitio, anche questa molto frammentaria e danneggiata, è stata dipinta nel 1435 da Masolino a Castiglione Olona. E’ ben visibile l'animula di Maria fasciata e con un “cappuccio” sulla testa, proprio come in quella di Tempio



Lo stesso cappuccio è presente in moltissime Dormitio bizantine





L’episodio della Dormitio Virginis divenne popolare soprattutto in seguito alla diffusione nel XIII secolo della Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, una raccolta di vite di santi ed episodi evangelici tratti sia dai vangeli canonici che da fonti apocrife e dall’agiografia cristiana. Nell’arte italiana del XIII e XIV secolo l’iconografia della Dormitio rimase fedele al modello bizantino in cui si vede Gesù che tiene in braccio l’animula della madre di fianco al letto di morte, mentre in seguito divenne prevalente il modello in cui Gesù si trova già in cielo attorniato dagli angeli. Nel secolo XVI la Dormitio è sempre meno rappresentata, e soprattutto dal Concilio di Trento in poi la troviamo trasformata nella Assunzione in cui vediamo che Maria viene portata in cielo sia con l'anima che col corpo (un esempio è la celebre Assunzione di Tiziano nella chiesa dei Frari a Venezia).

Un interessante studio si trova in L’affresco ‘Dormitio Virginis’ dedicato ad un dipinto conservato nel Santuario dell’Uva Secca a Povegliano Veronese. Moltissime fotografie di opere con questo soggetto sono consultabili nell’archivio della Fondazione Federico Zeri, facendo una ricerca con i termini “Transito” o “Dormitio”.

Per poter affermare con sicurezza che anche nel caso di Tempio di Ormelle si trattava una
Dormitio era però necessario esaminare attentamente non solo quel dipinto ma anche gli altri circostanti. Solo così si sarebbe potuta identificare sia la singola scena che l'intera storia raffigurata su quelle pareti.
A metà del mese di agosto mi sono così recato a Tempio a visitare la chiesa e ad osservare da vicino e fotografare anche gli altri dipinti.








Ciò che rimane del ciclo di dipinti murali è in condizioni pessime e ha l'aspetto di una serie di sinopie (i disegni preparatori che venivano eseguiti prima degli affreschi veri e propri), tanto che mi sono chiesto se quegli abbozzi siano mai davvero diventati affreschi compiuti. Il restauro dell’edificio è stato effettuato tra il 1985 e il 1996 dagli architetti Maria Antonietta Moro e Luciano Mingotto, mentre quello degli affreschi, condotto tra il maggio e il luglio del 1988 dall’architetto Vanni Tiozzo, ha recuperato il poco che ancora era leggibile su quelle pareti, interessate da innumerevoli coperture e interventi accumulatisi nel corso dei secoli. Nonostante la frammentarietà e il degrado credo di aver riconosciuto diversi soggetti, alcuni a mio parere diversi da quelli segnalati sia nell’opuscolo che nella piccola guida intitolata “La Chiesa dei Templari a Tempio di Ormelle” che ho acquistato in loco.

La chiesa risulta documentata già nel 1178 e in origine, come moltssime altre fondate dai Templari, era dedicata alla Madonna. Un documento datato 1294 la definisce come
mansionis Sanctae Marie de Templo de Campanea [1]. Nella guida si dice che in particolare era dedicata all'Assunta (e in questo caso si spiegherebbe perfettamente la presenza di una Dormitio Virginis), ma non vengono fornite note bibliografiche per questa informazione.

In seguito, dopo la cacciata dei Templari e l'assegnazione della
maison ai Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, venne intitolata a San Giovanni Battista.
Nel volumetto è contenuto un breve saggio sugli affreschi del portico e sul loro presunto soggetto, che l'autore identifica con alcune delle principali scene della vita di Cristo e di Maria sua madre. Su alcuni di quei soggetti (quelli più immediatamente riconoscibili come la
Dormitio, il Battesimo, le Tentazioni) sono d'accordo ma su altri no e vorrei qui proporre la mia interpretazione.

Prima di tutto dobbiamo tenere presente che i dipinti di cui stiamo discutendo fanno parte del secondo strato/periodo. Il primo, datato tra il XII e il XIII secolo, era caratterizzato da semplici elementi decorativi e testi in rosso su fondo bianco.



Questo strato venne poi ricoperto tra il XIII e il XIV secolo, forse contemporaneamente ad un documentato ampliamento della chiesa verso l'abside, dalle storie della vita di Cristo e di Maria. Ai secoli successivi risalgono invece altri affreschi, come il San Cristoforo della facciata e quelli molto più tardi che raffigurano la Madonna in trono e la Crocifissione con Maddalena dolente.


San Cristoforo


Crocifissione con Maddalena

Proprio da questa crocifissione voglio partire, perché sul muro a sinistra del dipinto si notano due figure più antiche che penso si possano identificare come la Madonna e Giovanni sotto la croce.



La posa di Maria, che con una mano sotto al manto ne porta un lembo verso il viso per asciugare le lacrime, è infatti riscontrabile in tante crocifissioni di epoca medievale.


Particolare della Crocifissione di Sant'Angelo in Formis; particolare di una icona bizantina; Crocifissione, Santa Maria Antiqua, Roma.

Se così fosse, la più moderna Crocifissione con Maddalena inginocchiata si troverebbe in corrispondenza di quella antica andata perduta.
Proseguendo verso la facciata, dopo una grossa lacuna nell'intonaco che impedisce di scorgere il minimo frammento della scena che seguiva, troviamo la raffigurazione della gloria di Cristo, detta anche
Cristo in mandorla per la tipica forma ovale che lo circonda.



Oggi purtroppo di tutta la scena si vede solo la “mandorla” affiancata da un angelo, l'unica figura riconoscibile. Spesso a fianco di Cristo si trovano raffigurati gli evangelisti con i loro simboli (angelo, leone, aquila, bue), altre volte sono solo gli angeli a sorreggere la mandorla.


Abbazia di Sant'Egidio, Sotto il Monte


Chiesa Santa Maria in Piano, Loreto Aprutino

Anche la scena successiva è andata completamente perduta a causa dell'inserimento cinquecentesco di una Madonna in Trono con san Giovanni Battista e un personaggio non riconoscibile (un vescovo secondo la guida della chiesa).



Proseguendo verso la facciata troviamo poi una scena della quale sono leggibili alcuni particolari che mi hanno fatto pensare alla Ascensione di Gesù al cielo, in quanto si vedono molti personaggi con aureola mentre in alto si nota chiaramente una forma curvilinea di colore giallo.



Una Ascensione simile è quella del Beato Angelico, dipinta nel Convento di San Marco a Firenze:



Proseguendo ancora verso sinistra vediamo un gruppo di persone in posizione molto elevata, come se si trovassero su un balcone o con più probabilità nel piano superiore di una casa. Dietro le loro spalle si nota un segno rettangolare, come a definire i muri e il soffitto.



In una stanza “al piano superiore dove abitavano” si svolge la scena della Pentecoste, ovvero la discesa dello spirito Santo su Maria e gli apostoli, secondo gli Atti (At 1,12.14). Ecco come Beato Angelico propone due diverse raffigurazioni della Pentecoste:



Giotto, pur non situando la scena al piano superiore, delimita in modo netto la scena con un muro e una porta che si vedono anche nelle versioni dell'Angelico, mentre l’anonimo miniatore del
Sacramentario Udalriciano (XII secolo) fa accomodare un gruppo di apostoli anche al piano inferiore.



Dopo la Pentecoste, seguendo gli avvenimenti della vita di Maria dovremmo trovare la morte e assunzione al cielo, altrimenti detta Dormitio Virginis. E proprio una Dormitio conclude la sequenza delle scene sotto al portico, prima di tornare alla facciata dove nel comparto inferiore non rimane alcuna traccia di dipinti.


Ormelle, Dormitio Virginis


Due Dormitio di Teophanes il Cretese. Sullo sfondo edifici a forma di torrette.


Monastero di Sopocani, Koimesis, 1265 circa



Maestro del polittico di Grudziądz, Dormitio, 1390 circa. Un raro esempio di dormitio con Maria in posizione seduta.


Gherardo Starnina, Dormitio Virginis (circa 1404), National Museum Of Arts, Philadelphia

In molte Dormitio, oltre ad edifici simili a torrette sullo sfondo, vediamo il corpo di Maria su un letto o su una portantina (in alcuni casi adagiato nella tomba), disteso sopra un drappo rosso. E un drappo rosso che ricade con grandi pieghe sembra essere presente anche al centro del rovinatissimo e incompleto affresco della chiesa di Tempio. La mia ipotesi è anche in questa Dormitio il corpo di Maria in origine si trovasse disteso sul letto di morte o su un catafalco e che oggi di quel personaggio non siano rimaste che poche confuse tracce. Nelle Dormitio è spesso presente almeno un apostolo che tiene in mano un libro aperto, e nel dipinto in esame vediamo che il personaggio vestito di rosso a sinistra (quello che Marcuzio Isauro identifica come Maddalena su una sedia gestatoria) regge un oggetto rettangolare chiaro, come un libro aperto o un cartiglio.






Tre particolari di Dormitio di Nicolò di Pietro Gerini, Giotto, Gherardo Starnina.


Mentre mi sento sicuro dell'identificazione delle scene del livello inferiore che ho appena descritto, trovo invece molto più difficoltoso riconoscere i soggetti dei dipinti del livello superiore, a parte due scene sulle quali non dovrebbero esservi dubbi come il Battesimo e le Tentazioni di Cristo, così descritti sia nell’opuscolo che nella guida alla chiesa di Tempio.
Nel caso del primo soggetto invece, secondo Marcuzio Isauro, ci troveremmo di fronte a “
uno strano asceta seduto in posizione del loto sopra un tappeto, mentre viene osservato o consultato da alcuni personaggi vestiti di rosso e accompagnati, sulla destra, da un fanciullo che ha tutta l'aria di essere venuto lì per imparare”.


Battesimo di Cristo, Tempio


Masolino, Battesimo di Cristo, Castiglione Olona.


Giotto, Battesimo di Cristo, Cappella degli Scrovegni, Padova


Tentazioni di Cristo, Tempio


Duccio, Tentazioni di Cristo, Maestà di Siena

Nella Tentazione di Tempio Gesù ha lo stesso abito rosso e nero che troviamo anche nel dipinto di Duccio.

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In questa seconda parte voglio provare lo stesso a proporre alcune riflessioni sugli altri dipinti del livello superiore, come fossero appunti sparsi che mi rendo conto potranno essere anche estremamente contraddittori.


La scena a destra del battesimo, delimitata chiaramente dalla linea rossa verticale, è quasi illeggibile a causa della finestra, aperta in epoca successiva, che ha tagliato gran parte dell'immagine. In basso però si scorgono alcune sagome sottili e chiare che mi hanno fatto pensare alle zampe di un animale, mentre a destra della finestra si potrebbe anche intravedere la testa (sempre che non si tratti di un effetto di pareidolia, ovvero del riconoscere forme familiari in macchie informi e casuali).



Uno dei pochi animali che compaiono nei racconti evangelici è l'asino, che troviamo ad esempio nella scena della fuga in Egitto, che precede il Battesimo.


Pietro Lorenzetti, Fuga in Egitto


Giotto, Fuga in Egitto

Però un asino è anche l'animale sul quale Gesù entra in Gerusalemme, scena successiva al battesimo nella quale secondo quanto raccontato dai vangeli di Marco, Matteo e Luca vediamo sulla destra alcune persone che accolgono Gesù stendendo a terra i loro mantelli come fossero tappeti (e una serie di riquadri colorati si nota a terra, sotto le zampe dell’animale, anche nel dipinto di Tempio).


Pietro Lorenzetti, Entrata in Gerusalemme


Giotto, Entrata in Gerusalemme

Quale può essere la scena giusta? Difficile capirlo mancando qualsiasi altro elemento riconoscibile in quel frammento.
Proviamo allora a partire dalla parte opposta, esaminando la prima scena a partire dalla facciata, immediatamente sopra alla Dormitio.



L'autore della guida alla chiesa la identifica con un un “episodio conviviale”, forse una Cena in casa di Levi. Su quello che viene descritto come una piccola “tavola con tovaglia” sarebbe riconoscibile un gambero, come quelli presenti anche sulla tavola dell'Ultima Cena della vicinissima chiesa di San Giorgio di Piave.


In moltissime “ultime cene” Giovanni ha il capo appoggiato sul petto di Gesù, come raccontato nel quarto vangelo, a lui attribuito.


Anche Marcuzio Isauro nell'articolo di Fenix si sofferma sul gambero “animale che cammina a ritroso e rimanda ad un concetto di eresia della quale i Templari erano consci”.
Ma a parte il fatto che di “ultime cene con gamberi” ne esistono oltre un centinaio* in chiese disseminate soprattutto tra il Veneto e il Piemonte (tutti eretici quei preti e quei fedeli? o semplicemente il gambero di fiume era un cibo a loro familiare?), ho dei forti dubbi sia sulla presenza di un gambero in quel dipinto che sulla interpretazione come
Cena in casa di Levi. In una chiesa piccola come quella di Tempio devono essere state selezionate le scene principali della vita di Gesù e quella non è quasi mai compresa nei cicli pittorici di questa epoca. Si può trovare invece la Cena in casa di Simone il Fariseo, ma se fosse così dovremmo vedere una donna (secondo la tradizione si tratterebbe della Maddalena) inginocchiata a lavare i piedi di Gesù.
Guardando con attenzione la scena ho notato come i pochi personaggi siano rivolti verso il centro e abbiano le mani alzate come in segno di stupore e meraviglia. Al centro si nota una figura seduta piuttosto piccola, col viso ovale molto in evidenza. Ho pensato a
Gesù tra i dottori del Tempio.





Duccio, Gesù tra i Dottori del Tempio


Gesù tra i Dottori del Tempio. 1) Scuola del Bergognone, Sant’Ambrogio. 2) Miniatura dal Libro d’ore di Enkhuisen.

Spesso in questo episodio il piccolo Gesù è raffigurato in posizione elevata, su uno scranno o dei gradini, a volte un vero e proprio trono, come prescritto in un manuale di iconografia bizantino datato al XV secolo ma basato su un testo più antico, probabilmente del X-XI secolo: “Il Tempio, all’interno Cristo è seduto in trono; in una mano ha un foglio non ancora spiegato, l’altra mano è stesa, ai suoi lati, gli scribi e i farisei seduti si guardano molto sorpresi” (in “I segreti dell’iconografia bizantina”, ed. Archeios, 2003). Proprio uno scranno chiaro mi sembra quello che vedo al centro del dipinto, non una tavola apparecchiata. In questo caso la presenza di un gambero non avrebbe alcun senso e pure quella macchia confusa che ho fotografato da vicino mi sembra possa assomigliare a tutto fuorché a un gambero.



Potrebbe essere un cuscino sul quale il piccolo Gesù è seduto e nel caso la scena raffigurasse Gesù tra i Dottori allora la sequenza degli episodi avrebbe avuto inizio dalla facciata, per proseguire lungo il portico e una volta arrivata all'abside sarebbe tornata verso sinistra per finire di nuovo sulla facciata.

L'unico episodio visibile sulla facciata è estremamente danneggiato, ma in un frammento sulla destra mi sembra di riconoscere una figura che tiene in braccio un bambino con aureola, forse una
Adorazione dei Magi? La presenza di tre sagome rosse sulla sinistra potrebbe farlo pensare. Marcuzio Isauro lo definisce invece “una figura nera, con la coda, in atto di preghiera. (...) Si tratta molto probabilmente di una raffigurazione del fatidico Bafometto adorato dai Templari”.



La posa della Madonna col Bambino, il quale alza la mano destra in atto di benedizione, ricorda quella della cosiddetta Madonna con gli occhi grossi (XII sec.), conservata al Museo dell’Opera del Duomo a Siena, e la Madonna col Bambino del Maestro del Bigallo (XIII sec.), conservata a Certaldo.



Tra le scene che ancora mostrano qualche frammento di figure, ne rimane una nella quale vediamo sulla sinistra una colonnina sulla quale è appoggiato un vaso, e alcuni personaggi in piedi. In basso è riconoscibile una specie di otre, forse il primo di una serie perché sulla destra si nota un secondo accenno di contorno ovale.



Vasi... otri... sono oggetti che troviamo spesso in primo piano nelle Nozze di Cana, un episodio che vede come protagonista Maria (alla quale ricordo che era dedicata in origine la chiesa di Tempio) che invita il figlio Gesù a compiere il suo primo miracolo.


Le nozze di Cana nelle versioni di Giotto e Jacopo Torriti (particolare)

Ma anche in questo caso è impossibile proporre una identificazione sicura del soggetto, mancando ogni altro elemento della scena. Oltretutto le Nozze di Cana, nella narrazione evangelica di Giovanni, si trovano prima dell’Ingresso in Gerusalemme, mentre in questo caso avverrebbe il contrario. Dobbiamo però tenere presente che non sempre la successione egli eventi segue lo stesso ordine neppure nei diversi vangeli, inoltre certi episodi sono presenti solo nei sinottici e non in Giovanni o viceversa. Anche Giotto nella Cappella degli Scrovegni ha situato la Resurrezione di Lazzaro prima dell’Ingresso in Gerusalemme e della Cacciata dei mercanti dal tempio, mentre nel vangelo di Giovanni (l’unico che racconta l’episodio) avviene successivamente.

Rimangono due frammenti all'estremità destra della parete. Nel primo si vedono alcuni personaggi seduti e nel secondo praticamente niente se non una specie di schizzo confuso. Non provo neppure a interpretarli perché gli elementi a disposizione sono troppo pochi e potrebbe trattarsi di qualunque altra scena tra l'
Entrata in Gerusalemme e la Crocifissione che si trova nel livello inferiore.






Un ultimo appunto: quelle che spesso sono descritte come “croci templari”, visibili tra gli archi del portico, sono state realizzate nel 1765, quindi in epoca giovannita molto tarda. Le uniche croci di epoca templare sono rintracciabili sotto gli archetti pensili (in alto nella foto):



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Note:

[1] L'appellativo di “Santa Maria in Campanea”, l'originale e documentata dedicazione della chiesa di Tempio di Ormelle, è comune a diverse altre chiese dedicate alla Madonna, da quella vicino a Piacenza (riedificata nel XVI secolo ma già documentata nel 1030, dove avvenne il Concilio del 1095 che diede origine al movimento delle Crociate) fino a quella di Cessalto (a pochi chilometri da Ormelle). Molte altre sono dedicate più esplicitamente alla “Madonna di Campagna” (Torino, Verbania, Grandate, Verona, Cordovado...).

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Bibliografia:


Luigi Scanu,
La chiesa dei Templari in San Giovanni Battista del Tempio di Ormelle, Savioprint, Pordenone, 1990

Maria Antonietta Moro, Luciano Mingotto, I Templari a Tempio di Ormelle, scavo e restauri nella Masòn templare e giovannita, Celio Libri, Treviso, 2000

Autori Vari, La chiesa dei Templari a Tempio di Ormelle, Parrocchia di S. Giovanni Battista, Tempio di Ormelle, 2001

*Gianfranco Massetti,
Sulla “Cena ai gamberi” della chiesa di santo Stefano a Rovato (Brescia), in Storia del mondo n. 27, 5 luglio 2004

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